Campagna di raccolta fondi per progetto: “Acqua sicura per i bambini del Mozambico”

Chi siamo?

Il desiderio di stare più vicini e comunicare in modo diverso ai nostri sostenitori sono le motivazioni che hanno portato alcune associazioni a seguire il corso su comunicazione e raccolta fondi, condotto dalle consulenti Marianna Martinoni e Silvia Aufiero, con l’apporto di Anna Donegà, responsabile della comunicazione del Centro Servizi Volontariato di Padova e Rovigo.
Sei associazioni hanno poi partecipato al laboratorio per creare una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma, creata da CSV per dare un servizio alle piccole associazioni che non sono organizzate con sistemi di comunicazione avanzati e tecnologie digitali.
In una serie d’incontri, le consulenti le hanno guidato nell’impostare il proprio progetto e la comunicazione più efficace sui social, indirizzata anche a persone che non conoscevano ASEM.

Il Progetto

Il progetto di ASEM Italia era “Acqua pulita per i bambini del Mozambico” e il gruppo di lavoro che ha fatto la campagna era composto da sei soci: Barbara Hofmann dal Mozambico ha riportato la storia di Efrima, Lorella, Elisa e Stefania hanno curato la comunicazione su sito e social, mentre Andrea e Giovanni erano impegnati sulla implementazione della piattaforma CRM per la gestione delle relazioni con i donatori e sull’invio delle mail d’invito a donare e di ringraziamenti a chi lo ha fatto.
La campagna è stata impostata sulla storia di Efrima, una bambina mozambicana che durante il percorso per andare a scuola ha sete, scava una buca per trovare dell’acqua ma quando la beve si sente male; viene soccorsa da una compagna e si riprende. Finalmente arriva al Centro della scuola e può calmare la sete grazie alla pompa che è stata acquistata con le donazioni ricevute.
La storia di Efrima rispecchia la realtà di tanti altri bambini mozambicani.
La richiesta di sostegno ha ricevuto 24 donazioni, ma di queste alcune sono arrivate da gruppi di persone che hanno dato il loro contributo per una festa di compleanno, per una mostra di quadri, per la raccolta fondi con un mercatino
o come partecipazione al dolore di una amica per la morte di una persona cara.
Le donazioni potevano essere fatte con carta di credito o paypal direttamente sulla piattaforma attivata dal CSV, oppure con bonifico sul conto corrente comunicato da CSV di Padova e Rovigo dedicato alla campagna per essere poi trasferite all’associazione senza alcuna trattenuta.

I risultati

I risultati della campagna vanno oltre ai soldi raccolti, perché i soci di ASEM hanno imparato le tecniche insegnate dalle consulenti e hanno acquisito competenza mettendole in pratica.
L’esperienza si è conclusa con la cerimonia di presentazione della piattaforma e dei progetti delle 6 associazioni che hanno partecipato con le loro campagne, soddisfatte anche per aver contribuito al collaudo e messa a punto della piattaforma, che ora sarà messa a disposizione di tutte le associazioni di volontariato delle provincie di PD e RO.
Un grande GRAZIE va ai sostenitori che con le loro donazioni hanno partecipato all’acquisto della pompa per la scuola del Centro ASEM di Vilankulo in Mozambico.

Storia di Efrima

Efrima si era alzata all’alba. Come ogni mattina, è uscita dalla capanna e si è diretta al rubinetto del vicino orto per lavarsi la faccia e bere un sorso d’acqua. Ma stamattina ne sono uscite solo due o tre gocce. Non è la prima volta che succede.
Prevede già che quel giorno arriverà a scuola assetata. È un po’ rattristata perché le sarebbe piaciuto tanto anche lavare la sua uniforme scolastica. Si siede su una grossa pietra sotto il piccolo rubinetto, con la bocca spalancata in
attesa che possa cadere qualche goccia e chiude gli occhi per prepararsi a gustarle quando cadranno sulla lingua.
Efrima sogna a occhi aperti e si vede vestita tutta pulita, con l’uniforme di scuola della sua taglia e comincia a cantare e ballare di felicità, perché era il sogno dal primo giorno di scuola. 

Ha la sensazione di avere l’acqua che le usciva dalla bocca piena per scorrere lungo tutto il suo corpo e cadere sui fiori sbocciati. Urla di gioia… Però l’urlo non è il suo, bensì quello della madre che la riprende perchè è in ritardo per la scuola. Efrima si alza spaventata, prende il suo zainetto e si mette a correre. Nonostante sia ancora mattina, il sole già è caldissimo. Dopo 15 minuti di corsa si ferma stanca ma
felice di vedere un albero con le foglie bagnate di rugiada mattutina; si mette sotto sperando che qualche goccia l’aiuti a dissetarla.
Aspetta e aspetta ancora, dimenticando che il tempo passa e arriverà in ritardo ascuola. Pensa solo alla gioia di sentire le poche gocce cadere. La pazienza di Efrimaviene premiata e conta le gocce cadere, una… due… tre… quattro… cinque.
Soddisfattissima sorride e riprende a camminare.

Guarda la camicia che usa da quando aveva sei anni, ormai stretta, con due bottoni che mancano e un po’ strappata nelle ascelle, la gonna di tre taglie più grande e lo zainetto con la cerniera rotta mezza aperta. Si immagina con una gonna che si adatta perfettamente ai suoi fianchi, la camicia pulita e balla in circolo allegra e felice, come quando gioca assieme alle amiche durante la ricreazione a scuola. … Oggi la scuola riapre dopo le vacanze di due settimane e anche loro dopo le vacanze arrivano con nuove invenzioni, giochi e con nuove idee per rendere la loro vita più bella. Efrima si chiede cosa ci sarà di nuovo oggi e continua a sognare felice… Efrima ha un fratello e una sorella più piccoli e la sorella più grande di quattro anni che le passa i vestiti, acquistati già di terza mano tanto che quando li riceve, oltre che essere tropo grandi, possono essere quasi considerati “buchi con un po’ di tessuto intorno”. Efrima però non si lamenta mai, conosce bambini che non hannoneppure quello.
Alla fine dell’anno scorso sue sorelle avevano ricevuto un vestito, due camicie, un paio di pantaloni e scarpe alla scuola di ASEM. Come erano felici! Anche Efrima presto riceverà vestiti mandati col container da ASEM Italia, donati da persone che vogliono aiutare; sono usati ma per lei sono “abiti nuovi”, perché finora non ne aveva mai avuti.
Efrima si rende conto che è molto in ritardo per la scuola e aumenta la velocità. La sete aumenta; vede una donna con uno secchio sulla testa e pensa di chiederle un po’ di acqua, però si accorge che il secchio è vuoto. Non ha scelta, non le resta che approssimarsi al piccolo lago perché sa che scavando una piccola buca troverà l’acqua.

Sa che quell’acqua potrà provocarle mal di stomaco e diarrea, ma decide di rischiare e si mette a scavare a mani nude. Qualche minuto dopo trova l’acqua e, felice, beve abbastanza per dissetarsi. Come aveva previsto, ancora prima di mettersi a camminare comincia ad avere male allo stomaco. Si sdraia e piange in silenzio. Una allieva della scuola la vede e si ferma per sapere cos’è successo. È anche lei in ritardo, ma sa che non può abbandonare la sua collega, deve aiutarla ad alzarsi e procedere; la maestra avrebbe capito il motivo del ritardo, anzi, le avrebbe anche fatto dei complimenti per aver soccorso una persona in bisogno.
Neida sa cosa fare per far passare il dolore: cerca un’erba selvatica e la fa masticare a Efrima, che dopo un po’ si sente quasi bene e può riprendere il cammino. Manca ancora un bel po’ di strada per la scuola, allora Neida la lascia e corre per non arrivare troppo in ritardo.
Efrima arriva a una zona abitata e incontra altri colleghi di scuola. Felice di rivedersi dopo due settimane di vacanze, cominciano a chiacchierare; parlano dei risultati degli esami che avevano fatto prima delle vacanze e apprende che in matematica lei aveva i voti più alti di tutta la scuola. Efrima è piena di gioia perché il suo sogno è diventare ingegnere.

La sua immaginazione l’aiuta a colmare la mancanza di tante cose e a volte i sogni li sente quasi come fossero reali. Si vede in groppa agli elefanti assieme alle sue amichette, poi in groppa alla giraffa e infine immagina di avere una madre grande e forte che riesce a portarle a scuola senza fatica.
Vuole diventare ingegnere perchè, nonostante la sua piccola età, Efrima ha capito l’importanza e l’essenza dell’acqua e desidera studiare molto per poter inventare un sistema che permetta ad ogni abitante del suo villaggio di avere accesso all’acqua.
Finalmente Efrima arriva al Centro ASEM dove si trova anche la sua scuola Kukua Kustawi. Non crede ai suoi occhi nel vedere la torre dell’acqua. Corre per toccarla, per vedere che non si tratti di una visione o di un sogno a occhi aperti.
Impressionata, capisce che è davvero reale. Con grande eccitazione pensa come poi spiegare alla mamma che davvero la sofferenza causata dalla mancanza di acqua ormai è finita, che potrà finalmente bere a volontà e che d’ora in poi potrà portare la sua bottiglia e riempirla fino all’orlo. 

Efrima assorta da tutto ciò dimentica che le lezioni sono già iniziate. I suoi compagni e la maestra la stanno aspettando, anche un po’ preoccupati perché avevano saputo che stava male.
Impressionata, capisce che è davvero reale. Con grande eccitazione pensa come poi spiegare alla mamma che davvero la sofferenza causata dalla mancanza di acqua ormai è finita, che potrà finalmente bere a volontà e che d’ora in poi potrà portare la sua bottiglia e riempirla fino all’orlo. Efrima assorta da tutto ciò dimentica che le lezioni sono già iniziate. I suoi compagni e la maestra la stanno aspettando, anche un po’ preoccupati perché avevano saputo che stava male.
Efrima è incredula. Poi ha saputo che durante le 2 settimane di vacanza, ASEM ha potuto realizzare l’installazione dell’acqua a scuola, grazie a diversi donatori sono arrivati i fondi necessari per risolvere questo grande problema. Felice beve, beve fino a che non ne può più. con tutta l’acqua bevuta non sente neanche i morsi della fame … non mangia dal pranzo del giorno prima. Eccola finalmente in grande forma, prende il suo zainetto e raggiunge l’aula. La maestra non la sgrida, aveva saputo infatti dai compagni di scuola le difficoltà che la bambina aveva avuto quel mattino e dei problemi che ha a casa. In classe tutti erano contenti e felici per il fatto che d’ora in poi non avrebbero più sofferto la sete e gli occhi di Efrima, che brillavano di gioia, riempivano il cuore di tutti.

Dopo le lezioni Efrima, felice, danza vestita sotto l’acqua. C’è acqua in
abbondanza! Lei canta, balla … sogna. Sa che il sogno è diventato una realtà che adesso può rivivere ogni giorno.
Adesso più che mai Efrima è convinta che quando si desiderano forte, con amore e pazienza, i sogni possono diventare realtà! Lei ci crede, come crede che un giorno lei diventerà ingegnere e aiuterà molte persone. Non le importa più di stare a casa senza acqua, perché sa che la troverà a scuola. Pensa come sarebbe bello se anche i suoi fratelli e la mamma potessero sentire questa gioia ogni giorno, come lei. Ed a un tratto le venne una bellissima idea …
invece di lamentarsi che la sua famiglia non ha la fortuna di avere l’acqua come lei a scuola, decide di portare ogni giorno a casa un secchio di acqua sulla testa. Efrima condivide la sua felicità con le piante e gli alberi piantati nella scuola. Il suo cuore è pieno di allegria. Vorrebbe tanto conoscere tutte le persone che con il loro sostegno hanno reso possibile questo progetto d’acqua, vorrebbe tanto abbracciarle e dimostrare la sua gratitudine, cantare, suonare e ballare per loro, recitare una poesia, esprimere e condividere la sua gioia. E come sa, anche questo desiderio un giorno potrà diventare realtà.

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